lunedì 12 agosto 2024

In Nomine Strigis

In Nomine Strigis
Nel nome della Strega

La strega nasce come creatura ambigua, malvagia, demoniaca, una sposa del diavolo e una nemica del popolo e della chiesa. Allo stesso modo, la stregoneria viene in origine intesa come arte oscura volta a recare danno, malattia e morte a coloro che ne sono vittime.
Etimologicamente, la parola strega deriva dal latino medioevale striga e dal classico strix, a loro volta provenienti dal greco strigx, che significa “strige”, un rapace notturno appartenente alle leggende del mondo antico che si credeva succhiasse il sangue ai neonati nella culla e li allattasse con il proprio latte avvelenato, portandoli lentamente al deperimento e alla morte. Oggi identificata con il barbagianni o la civetta, la strige si diceva emettesse grida raccapriccianti nel buio della notte, spaventando a morte coloro che avevano la sfortuna di sentirla. E in effetti, il termine strigx contiene la radice star, che significa “emettere grida”, e dà origine anche alle parole “stridere” e “strillo”. (1)
Secondo la mitologia popolare, la strega è “un essere soprannaturale immaginato con aspetto femminile o donna reale che svolge un’attività di magia nera e dirige gli eccezionali poteri che le vengono attribuiti ai danni di altre persone.” (2)
La strega per definizione è altresì una donna dedita alla pratica della stregoneria.

È evidente che il termine strega rimandi a significati sempre oscuri e diabolici, ma se lo analizziamo privandolo delle ombre del pregiudizio e della paura, e considerando la sua valenza simbolica, è possibile trarne una visione positiva ed estremamente potente.
La strega è in origine una donna uccello, o donna rapace, che appartiene al regno della notte e quindi dell’ignoto. A metà fra il mondo umano e quello ultraterreno, lei appartiene a entrambi.
Come la civetta da cui trae il suo nome, la strega possiede la capacità di vedere nel buio, ovvero di perforare l’oscurità con lo sguardo interiore e riconoscere la realtà oltre le apparenze, le illusioni, il caos. I suoi occhi sono lungimiranti, sanno guardare lontano, e in profondità.
Come la civetta, che dispiega le sue grandi ali nel cielo notturno, anche la strega è capace di volare. Il suo volo richiama l’abilità di innalzarsi con lo spirito al di sopra della condizione umana per conoscere le dimensioni sottili, e interagire con esse. Ma anche la forza di rendersi indipendente, di infrangere la gabbia di doveri imposti da una vita ordinaria, e di conoscere una libertà unica e sconfinata.
Come la civetta, la strega possiede il potere del grido, che rompe il silenzio, scuote la coscienza e squarcia il velo che separa i mondi. Lei è la nota che stride, la dissonanza, la voce contraria, ribelle, che disubbidisce all’ordine prestabilito e insegna agli altri a fare lo stesso.
Infine, come la civetta, resa presagio di morte e sventura, e pur tuttavia in origine simbolo di sapienza, la strega è stata demonizzata, eppure incarna una saggezza arcana e potente.
È una creatura notturna, enigmatica, indecifrabile, la strix noctua che della notte è figlia, sposa e sorella.

Soprattutto in epoca medioevale e durante il tempo dei roghi, la notte era vista come il momento in cui tutto ciò che è sconosciuto e invisibile, ovvero spaventoso, pericoloso e diabolico, esce allo scoperto e popola i villaggi e le campagne, seminando morte e rovina. Gli uccelli notturni gridano, contrariamente a quelli diurni, che cinguettano, le ombre proiettano forme inquietanti e ogni regola che durante il giorno scandisce ordinatamente la vita comune, di notte scompare.
La notte sovverte gli schemi logici degli uomini, che per questo la temono e la eludono. Nemica della razionalità composta e alleata dell’istintualità imprevedibile, nemica degli abiti stretti e costrittivi e alleata della nudità naturale, nemica del contegno e alleata delle danze sfrenate, la notte è compagna di quelle anime che segretamente la aspettano per rovesciare il mondo umano e vivere libere in quello divino.

La strega incarna lo spirito della notte, e il suo potere. Sa guardare nel buio e trarvi la luce delle stelle.
Fra le sue ombre si muove disinvolta, sicura, con la conoscenza interiore a farle da lume.

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Note:

1. Per i riferimenti etimologici è stato utilizzato il Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana, di Ottorino Pianigiani, Albrighi & Segati, Milano, 1907

2. Cfr. Enciclopedia Treccani, Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani, Roma, 1929.

Bibliografia

Enciclopedia Treccani, Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani, Roma, 1929
Ottorino Pianigiani, Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana, Albrighi & Segati, Milano, 1907

Brano e ricerca di Laura Rimola. Nessuna parte di questo testo può essere riprodotta o utilizzata in alcun modo e con alcun mezzo senza il permesso scritto dell’autrice e senza citare la fonte.

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